La tradizione
filosofica italica della scienza e della realtà.
“Osservazioni e misure” possono solo controllare le nostre
costruzioni razionali, le teorie, non fondarle. Purtroppo come in M.Q. anche in
relatività “osservazioni e misure” fondano la teoria. Agli enti fisici,
concepiti come enti razionali, e alle grandezze fisiche si sostituiscono gli
enti sensibili e i meri numeri, cioè i loro fantasmi, le loro ombre. Nella
teoria quantistica grandezze fisiche, quali “energia e quantità di moto”, sono
sostituite da operatori differenziali, da simboli matematici che all’occorrenza
possono fornirci un numero, che non è più un rapporto tra grandezze fisiche ma
una frequenza di osservazioni. Nell’equazione d’onda di Schrödinger la
particella con la sua massa, la sua posizione e il suo impulso scompare, per
ricomparire nell’interpretazione come moltiplicata in una pluralità di posizioni
e di impulsi che si riducono di nuovo a un sol valore odi coordinata o di
impulso, ma non entrambi, all’atto della misura. Anche Einstein, con il suo
programma machiano in fisica, anche se nella sua vecchiaia appare pentito, ha
contribuito a costruire la scienza dei fantasmi. La verità è che tanto Einstein
quanto Bohr vivono in una stagione culturale che aveva bisogno di cambiare
profondamente il suo paradigma filosofico, ma non per ragioni scientifiche. Nel
programma di ricerca machiano, cioè nel paradigma positivistico viene
rovesciato il significato razionale di “ente fisico” e di “significato fisico”,
che viene sostituito con ciò che Newton qualifica come “relativo, apparente e
volgare”. Così viene ad avere significato fisico e realtà fisica solo quanto
osserviamo o misuriamo; il numero, cioè l’apparenza, si sostituisce alla
grandezza, alla “cosa”, la quale svanisce nel nulla...
Lo stesso avviene in matematica, con il programma di
ricerca di Dedekind. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si ha
un profondo cambiamento metafisico, il quale, sostituendo le misure alle
misurazioni, cioè i numeri alle grandezze, nella fondazione della “cosa”
matematica e della “cosa” fisica, sovverte la “realtà fisica”... Nell’un caso
(Dedekind) si insegue il “mito formalistico” o idealistico di credere di potere
“creare” la cosa matematica a partire dal puro pensiero [senza più riferimento
alle operazioni fisiche elementari effettuate, eventualmente con riga e
compasso], di creare la grandezza fisica dal numero astratto, di creare il
significato a partire dal mero segno indicatore, nell’altro caso (Mach) si
insegue il “mito empiristico” di poter ricavare la “cosa fisica” che è cosa
filosofica, a partire dalle imperfette operazioni fisiche che possiamo compiere
sulla realtà, che invece è già stata stabilita nella nostra mente, con
l’illusione di poter ricavare il “significato fisico” dalla “cosa empirica”
dalla mera osservazione, che invece è pura apparenza, come già sosteneva
Parmenide. Il programma di ricerca di Newton non è altro che il prosieguo di
quella “tradizione di pensiero” che affonda le sue radici nella scienza, o
meglio nella filosofia antica italica che resta sotto i nomi di Pitagora,
Parmenide, Democrito, Euclide ed Archimede.