Giuseppe Boscarino – LA NATURA DELLA COSA Verità, scienza, etica e progresso. QUARTA DI COPERTINA

 

 

Nella storia del pensiero si sono contrapposte due concezioni o due metafisiche della scienza, del significato di verità e di spiegazione scientifica, quella razionalistica dei Pitagorici, di Parmenide, di Democrito, di Galilei, di Newton, di Marx e di Peano, quella empiristica, che va da Aristotele a Popper, alla scienza contemporanea (relatività e meccanica quantistica).

Lo scontro tra le due concezioni della scienza, della verità, e della spiegazione scientifica non era e non è neutro, tale da lasciare indifferenti, nel senso che l’una scelta vale l’altra, poichè poi ogni concezione ha la sua legittima ragione, per cui ognuno può scegliere e deve scegliere liberamente. In verità si sceglie tra due concezioni di realtà, tra due metafisiche; se la realtà è come appare, e paradigma del vero è la cosa sensibile, allora compito della ragione è di trasformare quello che è o appare in quello che deve essere, poichè quello che deve essere già è; ma se la realtà non è quella che appare, per cui essa va cercata oltre l’apparenza, la prova sensibile, negli elementi razionali e nelle condizioni razionali che si esprimono nelle leggi, allora immaginare di pensarli modificati significa aprirsi ad una dimensione della realtà, come realtà dinamica, del possibile, del poter essere, del cambiamento.

Compito della ragione non è solo quello di <scoprire> e di <giustificare>, ma quello di <inventare> e di <progettare>.

Aprendo la dimensione del possibile, del progetto, dell’alternativa, la scienza si avvicina all’arte, all’etica, alla politica, come scienze e tecniche del possibile.