Giuseppe Boscarino – TRADIZIONI DI PENSIERO. La tradizione filosofica
italica della scienza e della realtà
PREFAZIONE
Quel genio della poesia e del
pensiero, quale è stato il Leopardi, in una delle sue Operette morali faceva dire al suo Parini come non di rado si
verifica “che alcuni scritti degni di
somma lode, e frutto di sudori infiniti, sono perpetuamente esclusi dalla
celebrità, o sono stati pure in luce per breve tempo, cadono e si dileguano
interamente dalla memoria degli uomini, dove che altri scritti o inferiori di
pregio o non superiori a quelli, vengono e si conservano in grande onore”
Ma già quell’altro genio della filosofia e della cultura,
Francesco Bacone, agli inizi dell’età moderna, si chiedeva a proposito del
naufragio della filosofia e della scienza antica prima di Platone e di
Aristotele: “Non potrebbe darsi
che il tempo, come un fiume, abbia trasportato fino a noi le cose più
superficiali e gonfie, e abbia fatto affondare quelle più profonde e solide?
Come mai quegli antichi ricercatori della verità Eraclito, Democrito, Pitagora,
Anassagora, Empedocle, e gli altri, ci sono noti attraverso gli scritti d’altri
e non per i loro propri? Che si deve pensare del silenzio e dei misteri
dell’antichità ?…
I Greci più antichi ... non hanno aperto scuola, che si
sappia, ma si sono rivolti all’indagine del vero con maggiore silenzio, con più
severità, e semplicità, cioè con minore affèttazione e ostentazione. Perciò, a
nostro giudizio, si sono comportati meglio, ma le loro opere son state
cancellate nel corso del tempo da quelle più superficiali, che maggiormente
rispondono e piacciono alla comprensione e all’affetto del volgo, e il tempo,
come un fiume, fa affondare le cose più pesanti e gravi, mentre ci porta quelle
più leggere e gonfie”.
Additava quindi in Platone e in
Aristotele gli artefici della distruzione e della filosofia e della scienza
antica, mentre drammaticamente reclamava per i Greci più antichi “una
maggiore indagine e una maggiore integrità di giudizio, che possa rimediare
alla ingiustizia della sorte”.
“Platone ha deturpato la ricerca naturale con la teologia, non meno di
quanto abbia fatto Aristotele con la dialettica, e, per dire la verità, Platone
si può ricondurre alla figura del poeta altrettanto appropriatamente, quanto
Aristotele a quella del sofista”(Per le citazioni vedi F.Bacone, Opere filosofiche, Laterza, Bari, 1965, pp. 47, 289, 100).
Questi geni del pensiero, quali
Leopardi e Bacone, mi hanno profondamente convinto nel mio programma di
ricerca storico-filosofica e teoretico-epistemologica, che costituisce
l’ossatura della mia opera.
Ma sono stati soprattutto l’incontro,
agli inizi degli anni ottanta, con Salvatore
Notarrigo, fisico dai vasti interessi, profondo e
sottile conoscitore delle complesse strutture della scienza e dei suoi
fondamenti, appassionato insegnante di Fisica superiore presso il Dipartimento
di Fisica dell’Università di Catania, scomparso nel Marzo del 1998, i lunghissimi e amichevoli colloqui del
giovedì, indelebili, che con lui ho intrattenuto nel corso
di quasi due decenni, sfociati negli scritti, pubblicati assieme sulla rivista
Mondotre, la comune scoperta di
Giuseppe Peano, che mi hanno aiutato e sostenuto ad
elaborare il mio, ma anche il nostro, programma di ricerca, del quale trovavo
le indicazioni nei due grandi geni da me precedentemente citati.
Nella divisione della filosofia
antica di Diogene Laerzio, tra scuola ionica e scuola italica, insieme agli amici
fisici, Salvatore Notarrigo e
Angelo Pagano, individuavo il percorso storico ed epistemologico da seguire.
Al lettore presento adesso la mia
ricerca personale, nella sua totalità e complessità, anche se non esaustiva e
conclusa, poiché ancora continua, quella
storica, la prima parte, che è la parte nuova, ancora inedita, e quella teoretico-epistemologica, la
seconda parte, perseguita in questi due decenni e più, in parte già
pubblicata, ma adesso sistemata in un piano complessivo di elaborazione
propria.
Chiedo scusa al lettore se in
molti paragrafi della prima parte non indulgo in troppe ricerche filologiche o
in citazioni erudite, per convalidare meglio quanto via via sostengo - mi interessava comunicare soprattutto la
individuazione e la discussione del “concetto” - come chiedo scusa al
lettore se invece in alcune parti indulgo nell’uso di simboli, poiché come già
sosteneva il Peano, alle questioni complesse e difficili bisogna accedere con
la forza della penetrazione dei simboli, non
prima però di aver chiarito il concetto.
Al lettore benevolo generoso
chiedo un giudizio sereno e costruttivo, anche se critico e severo, poiché ciò
che mi ha guidato è stata la ricerca pura e disinteressata, anche se di parte.