Continuiamo

 

 

 

 

In uno dei precedenti Quaderni di Mondotre (Anno II - Suppl. ai nn. 4-5 - Ott. 1989) che abbiamo dedicato a Peano e ai suoi collaboratori osservavo, nell’editoriale, che:

“Peano ed i suoi collaboratori hanno portato avanti una profonda battaglia di rinnovamento specialmente nella scuola e per la scuola. Ma sono stati (necessaria­mente!) sconfitti. Con i loro metodi si sarebbe potuto decidere, obbiettivamente, chi ha ragione su di una qualunque questione, e questo è assolutamente pericoloso come teorizzava Cicerone!”

e concludevo:

“La nostra speranza è di trovare spiriti disposti a continuare la battaglia di Peano, non solo nella scuola e nel mondo della ricerca, come Peano fece, ma an­che nella società, dove oggi più drammatico appare il pericolo della massificazione sotto l’apparenza di una inaudita pluralità di voci discordi; tutte, però, finalizzate all’essenza che, come Marx già aveva spiegato, consiste nella massimizzazione del profitto privato che, per le leggi del mercato, si traduce nel maggior potere della concentrazione più potente, e non importa se è la mafia, nelle sue multiformi mani­festazioni.”

Era quindi un imperativo per noi “continuare”.

In attesa di organizzarci meglio per rivolgerci più direttamente al mondo della scuola, abbiamo pensato, in questo numero, di tirare le conseguenze dell’impostazione filosofica di Peano per quanto riguarda il rapporto tra logica e matematica, da una parte, e scienze empiriche, dall’altra, mostrando le conseguenze del cambiamento di paradigma che si è avuto al principio del nostro secolo.

Tale cambiamento si è riflesso, in modo particolare, sulla fisica, scienza che fin dai tempi di Pitagora è stata più strettamente legata alla matematica.

Pensiamo che tale cambiamento non ha avuto origini interne alla scienza stessa, ma, come sempre, è stato imposto, per gli stessi meccanismi che guidano il consorzio umano, largamente spontanei e difficilmente controllabili, dalle nuove condizioni socio - economiche che la rivoluzione industriale aveva creato.

Ma, ancora, pensiamo che l’efficacia di tali meccanismi si sia esaurita — come di­mostra l’insanabile contraddizione tra sviluppo industriale e crisi ambientale, causa non tanto remota anche delle ripetute crisi per l’accaparramento delle fonti energe­tiche, che spesso sfociano in conflitti armati, ultimi estremi tentativi di un vecchio ordine in via di disfacimento.

Per tale ragione pensiamo che non è inutile, in questo momento, intervenire an­che sui paradigmi culturali che, apparentemente lontani dai concreti problemi della convivenza sociale, per vie non tanto recondite, rafforzano i non più adatti convin­cimenti con insufficienti paradigmi interpretativi della realtà.


Se la nostra diagnosi è corretta, non è presuntuoso proporci come nucleo di aggregazione culturale per la nuova società che potrebbe nascere sui ruderi della vecchia, nella speranza che, per qualche provvidenziale andamento, possa essere evitata la catastrofe ecologica che oggi molti paventano.

 

Giuseppe Boscarino