Editoriale

 

 

L’ideale degli antichi scienziati-filosofi era quello di una scienza unica e indivisibile. Non esisteva in essi separazione tra grammatica, retorica, logica, matematica, fisica, filosofia.

Se la conoscenza deve essere conoscenza della realtà e non piuttosto una serie di discorsi più o meno coerenti sul sesso degli angeli allora l’unitarietà della scienza è una semplice necessità.

Qualunque scienza per costituirsi e svilupparsi ha bisogno di usare il linguaggio, anzi la scienza si identifica con il linguaggio.

Tuttavia il linguaggio, una volta costituitosi e affrancatosi dal sensibile, rischia di allontanarsi completamente dal pensiero e si finisce per parlare tanto per parlare, purchè si osservino le regole grammaticali.

Peano, attraverso lo studio del linguaggio proprio della matematica giun­ge, necessariamente, allo studio delle regole delle lingue naturali e inventa una lingua (da lui chiamata Interlingna o Latino Sine Flessione) priva di quegli elementi inutili, che spesso vengono usati per confondere più che per chiarire.

Tutti ci ricordiamo del latino di Don Abbondio! Anche la logica e la matematica possono essere, e spesso di fatto sono, impiegate con lo stesso scopo.

In un precedente “Quaderno” (n. 7, “Grandezze fisiche e numeri mate­matici”) abbiamo considerato le conseguenze dannose della separazione de­dekindiana tra grandezze e numeri.

Con tale separazione praticamente vengono azzerate le grandi conquiste del pensiero che, iniziando dai Pitagorici, passando attraverso i grandi scien­ziati che rispondono ai nomi di Parmenide, Zenone, Democrito, Eudosso, Euclide, Archimede, arrivano a Galilei, Newton, Boltzmann.

Già questa separazione era stata operata da Platone e Aristotele e, in­fatti, solo ad essi si faceva riferimento nel buio scientifico del Medioevo.

Ancora oggi la logica formale e la matematica e, di conseguenza, tutte le altre scienze risentono di tale nefasto paradigma.

In questo quaderno abbiamo, quindi, voluto affrontare il problema del rapporto tra grammatica e logica, anche fornendo qualche estratto dei lavori di linguistica di Peano.

In tali estratti si fa una profonda analisi delle lingue naturali e si danno criteri per discriminare tra significati reali e significati formali delle parole che usiamo per descrivere la realtà e per comunicare i nostri pensieri.

Convinti come siamo che una riflessione su tali problemi, apparente­mente lontani dalle nostre immediate necessità, possa risultare estremamente utile per una migliore valutazione della realtà presente, dove, da un lato osser­viamo un sempre crescente sviluppo della tecnologia (che sistematicamente viene confusa ed identificata con la scienza) e dall’altro lato una costante involuzione nei veri valori della scienza e, di conseguenza, nei valori della morale e della convivenza civile, per cui spesso sentiamo il disperato lamen­to di poeti e scrittori che si sentono soffocati da quella che viene chiamata “scienza” e che, invece, traduce in parole, più o meno “grammaticate”, gli interessi di potenti concentrazioni economiche, anche mafiose.

Il titolo del presente quaderno potrebbe sembrare un mero gioco di pa­role, ma, dalla lettura degli articoli qui proposti, si vedrà che di fatto esiste una logica della grammatica ed esiste una grammatica della logica che oggi si usa chiamare algebra. Ricordiamo che nella più antica tradizione della lingua greca dei popoli italici col termine “grammatica” si intendeva indicare anche quella scienza che successivamente si è chiamata “geometria”.

Se con questo quaderno avremo sollecitato qualcuno ad una riflessione autonoma sulla lingua e, soprattutto, sugli usi che della lingua possono farsi, ci riterremo pienamente soddisfatti.

 

Giuseppe Boscarino