IN RICORDO DI SALVATORE NOTARRIGO
(Pubblicato
da G. Boscarino, P. Di Mauro, G. Garozzo, A. Pagano, sugli Atti del XVIII
Congresso di Storia della Fisica e dell’Astronomia Università di Milano Brera)
Salvatore Notarrigo fu professore
ordinario di Fisica Generale dell’Università di Catania. Insigne studioso di
fisica nucleare e di meccanica quantistica riversò, soprattutto negli ultimi
venti anni, grandi energie all’insegnamento della fisica. Uomo dotato di enormi
capacità dialettiche fu, in politica, un grande ed appassionato ammiratore dei
lavori di Karl Marx. Dedicò la sua vita interamente alla ricerca scientifica,
appassionato al punto tale da trascurare se stesso. Notarrigo è stato un fisico
acuto e profondo che ha dato molteplici contributi ad ampio spettro su diversi
campi: la fisica nucleare, la meccanica quantistica, la relatività,
l’epistemologia e l’economia-ambiente. È stato un grandissimo ammiratore della
scienza degli antichi filosofi pitagorici−italici (Pitagora, Parmenide,
Democrito, Euclide, Archimede,...). Con questi condivise l’impostazione
epistemologica del problema della conoscenza. Dalla lettura lunga, attenta e
profonda fino ad una vera e propria analisi filologica dei frammenti dei
filosofi pre-socratici (1) dà vita ad un riesame critico dei fondamenti della
fisica moderna. Totò Notarrigo così approda ad un ripensamento generale e
profondo della filosofia e della scienza dagli antichi fino alle più recenti
rivoluzioni scientifiche, quali la meccanica quantistica e la relatività.
Soprattutto gli ultimi 20 anni furono segnati da questo processo di analisi. In
questo periodo nasce pure il suo grande entusiasmo per Giuseppe Peano e la sua
scuola. La seguente breve commemorazione riguarderà essenzialmente proprio
quest’ultimo periodo della sua vita che cercheremo di esporre in modo conciso
nella speranza di poter dare un quadro quanto più fedele possibile.
Riassumiamo brevemente i cardini epistemologici della sua
impostazione scientifico-filosofica nei confronti del problema della
conoscenza:
Vediamo ora come queste idee vengono applicate nei vari
campi.
Notarrigo si è occupato della relatività cosiddetta
ristretta a cominciare dagli esperimenti del tipo Michelson e Morley. In una
serie di lavori (3) si nota che:
Vengono analizzate le cosiddette trasformazioni di
Lorentz (sarebbe meglio chiamarle di Voigt-Lorentz) e le varie derivazioni che
se ne danno (4).
Già nel lavoro di Einstein del 1905 e poi in altri autori
si crede di dimostrare che basandosi sui due famosi postulati fondamentali
della relatività speciale si arrivi univocamente alle trasformazioni di
Lorentz. Questa asserzione è falsa: infatti, ci sono infinite trasformazioni
che obbediscono ai due postulati e gli esperimenti non riescono a determinarli.
Per ottenere le trasformazioni di Lorentz bisogna necessariamente presupporre
ulteriori e non giustificate ipotesi, come sono implicitamente contenute nelle
varie “dimostrazioni” analizzate (compresa quella di Einstein ). Si è provato a
trovare le trasformazioni più generali utilizzando solo i due postulati, tenendo
conto di trattare grandezze fisiche e non semplici numeri o equazioni tra
questi, e sotto quali condizioni e convenzioni queste si riducono a quelle di
Lorentz.
Viene affrontata anche la relazione tra le trasformazioni
di Lorentz e le equazioni di Maxwell (con una applicazione consistente del
calcolo geormetrico assoluto di Peano, Notarrigo riesce a derivarle
tautologicamente dalla meccanica di Newton (5)), dell’invarianza e covarianza
di queste rispetto alle prime (6). A parte la confusione formale e semantica
tra invarianza e covarianza presente in molti autori, compreso Einstein, si fa
vedere, seguendo le opere relative all’argomento di Somigliana, Rurali-Forte e
Roggio, che vi sono infinite trasformazioni lineari e no che lasciano le
equazioni di Maxwell invariate in forma. Le trasformazioni di Lorentz si
possono ottenere solo se si pretende che queste si riferiscano a due
osservatori in moto relativo uniforme tra loro con particolari convenzioni
sulla misura delle grandezze fisiche in giuoco e sulle operazioni fisiche di
confronto tra esse: “senza queste convenzioni nessuna teoria fisica potrebbe
essere verificata sperimentalmente” (cfr.nota 6, p. 359). Notarrigo mostra tra
l’altro che all’interno della teoria newtoniana delle particelle si può
derivare una costante, con le dimensioni di una velocità, il cui quadrato
èl’energia totale per unità di massa; e, nello stesso tempo, rappresenta la
velocità di fase di qualsiasi onda piana sinusoidale che si propaga nel vuoto
(7).
Notarrigo si è occupato di meccanica quantistica in modo
propositivo e con contributi originali, sin dagli anni settanta, sia dal punto
di vista sperimentale (ha collaborato alla realizzazione di una tra i primi
esperimenti EPR) che teorico, ed ha continuato a farlo, fino alla fine dei suoi
giorni.
Una profonda analisi della Meccanica Quantistica (in
breve M.Q.) non poteva non basarsi che su di una conoscenza approfondita della
Meccanica Classica (in breve M.C) così come concepita da Newton, e poi da
D’Alambert: cioè una scienza basata su principi ‘necessari’ che dichiara
esplicitamente le proprie entità primitive (per meglio comprenderci il punto
materiale) senza introdurre assiomi di carattere sperimentale ovvero
‘contingenti’. In contrasto, con l’avvento della Meccanica Analitica invece vengono
introdotti i principi contingenti (cioè di natura sperimentale) nella Teoria;
questo mutamento raggiungerà l’apice con la revisione di Mach che ‘snaturerà’
così la Meccanica Razionale. La M.Q. è l’espressione più dirompente di questa
ultima concezione empirista della Fisica. Infatti in M.Q. si postula che le
grandezze fisiche sono definite per mezzo delle operazioni fisiche atte a
determinarle. L’esempio più paradigmatico è la definizione di spin tramite
l’esperimento di Stern e Gerlach. Partendo da questa analisi epistemologica,
Notarrigo si cimentò con successo nel dimostrare il carattere statistico della
M.Q. Ma l’idea di interpretare la M.Q. come una teoria statistica e quindi come
tale basata su di una teoria completa (detta comunemente teoria a variabili
nascoste) va incontro a delle difficoltà. Quella più interessante risiede in
una particolare interpretazione del teorema di Gleason‑Kahane‑Zerlaszko
(in breve GKZ) secondo la quale una teoria a variabili nascoste
(deterministica) è incompatibile con un’algebra non commutativa. L’analisi
compiuta da Notarrigo è semplice ma nello stesso tempo dirompente e si basa
sulla seguente domanda: cosa rappresenta in effetti lo spettro degli operatori
quantistici? Come è possibile mostrare, esso rappresenta il risultato di una
misura. Ma il risultato di una misura è sempre un valore medio perché ogni
strumento di misura media su di una porzione di tempo e di spazio. L’unica
ipotesi lecita è pertanto asserire che il valore medio di una variabile
dinamica appartenga allo spettro. Ciò equivale a richiedere per il teorema GKZ
che le variabili dinamiche della teoria completa siano necessariamente a
dispersione nulla. Ma tale pretesa è assurda come fece notare lo stesso BeH
nella sua famosa critica al teorema di Von Neumann. La critica al teorema di
impossibilità di GKZ e quindi alla diseguaglianza di Bell rappresenta uno dei
risultati di maggior rilievo di Totò Notarrigo (8). A questo punto rimane il
problema di proporre una teoria completa di cui la M.Q. sia la versione
statistica. Secondo Notarrigo questa teoria completa può benissimo essere la
M.C. Infatti formulando la Meccanica Statistica Classica (idea che mutuò da
Koopman) in uno spazio di funzioni non vi è più nessuna differenza formale fra
la M.Q. e la Meccanica Statistica Classica limitata allo spazio delle
configurazioni. Anzi si può mostrare pure l’esistenza di una _ in M.C. che
obbedisce formalmente ad una equazione di Schrodinger (sempre derivata nella
M.C.). In definitiva i risultati a cui perviene sono i seguenti:
Molto lavoro resta ancora da fare per meglio approfondire
le nostre conoscenze sul significato della M.Q., ma riteniamo che i contributi
teorici di Totò Notarrigo nel dibattito sui fondamenti siano importantissimi.
In primo luogo perché mettono in evidenza come un discorso sopra la fisica
fondamentale non avrebbe senso senza una approfondita cultura epistemologica;
in secondo luogo perché, invalidando i più forti teoremi di impossibilità, il
Nostro Compianto ha riaperto il dibattito sulla possibilità di teorie
deterministiche, e proprio nell’ambito di tale problema ci ha pure indicato una
risposta.
Totò Notarrigo si è occupato anche di Economia in
relazione al problema ambientale riuscendo a dare un contributo originale sul
ben noto problema della definizione di uno sviluppo economico che sia
compatibile con l’ambiente. Le sue analisi si sviluppano con assoluto rigore
scientifico attraverso lo studio sistematico del processo economico inteso come
processo materiale di produzione di merci (utili o inutili che siano) e il
successivo consumo. Riaprendo ed ampliando le analisi di Piero Sraffa
[Produzione di merci-Premesse a una critica della teoria economica, Einaudi,
Torino, 1981] e di J.Von Neumann [Un modello di equilibrio economico generale,
L’Industria, n.1,1952, p.l] egli conduce un analisi stringente e di rara potenza
persuasiva- sempre suffragata da un supporto formale di altissimo contenuto
semantico. Le conclusioni a cui perviene sono di estrema attualità e possono
essere così riassunte:
Le analisi di Notarrigo sul problema ambientale, condotte
nel tempo attraverso una lunga serie di articoli e conferenze possono essere
seguite nel libro, scritto in collaborazione con il prof. Giuseppe Amata-
studioso dell’Università di Catania- Energia e Ambiente: Una ridefinizione
della teoria economica, Ed. C.U.E.C.M 1987 Catania. Vale la pena qui ricordare
che l’ultimo periodo dell’attività didattica del prof. Notarrigo è stato quasi
totalmente dedicato alla cura di lezioni di Fisica Dell’Ambiente che il Nostro
ha tenuto presso l’Università di Catania nel Corso di Laurea in Fisica.
Malgrado le precarie condizioni di salute che lo hanno afflitto particolarmente
negli ultimi tre anni ha curato queste lezioni con impegno e pazienza
impareggiabili, scrivendo e distribuendo gratuitamente agli studenti i sui
appunti di fisica dell’ambiente.
Negli ultimi mesi della sua vita (e fino alla sera della
sua morte) lavorò alla traduzione dal tedesco degli articolo sulle statistiche
quantistiche (di Rose del 1924, di Fermi del 1926 e di Einstein del 1917), per
avere più chiaro come e perché si siano potute affermare le idee quantistiche.
Era quasi pronto un lavoro, che doveva essere comunicato nel XVIII Congresso
Nazionale di Storia della Fisica. La morte lo ha colto improvvisamente nella
notte tra il 18 e il 19 marzo 1998; smarriti e consci della perdita dolorosa e
impareggiabile di Totò Notarrigo siamo rimasti impietriti in silenzio.
Ci piace concludere con un brano tratto dal libro che
Notarrigo stava scrivendo, dal titolo “Alice nel Mondo della Realtà” (una
raccolta delle sue idee e dei suoi lavori) sperando, al più presto di poterlo
pubblicare:
« L’opera di Euclide,.. .ebbe un grande successo e
permise di allargare il numero delle persone che potessero parlare di
matematica e quindi di scienza. Ora, inevitabilmente, quando questo si verifica,
succede che insieme al fatto altamente positivo dell’ampliamento del circolo di
persone che con competenza possono parlare di scienza si verifica anche il
fatto altamente negativo di persone che usano i vocaboli della scienza, senza
averne compreso il significato, al solo scopo di “apparire” più intelligenti di
quello sono; credendo che uno scienziato sia solo uno che usa parole difficili
e non capisce che lo scienziato è invece uno che ha faticato una vita per
cercare di capire e far capire agli altri il significato di quelle parole
difficili»
Riferimenti:
(1) Notarrigo
5., “Il Linguaggio Scientifico dei Presocratici analizzato con l’Ideografia di
Peano”, MondoTRE/Quaderni, Ed. Coop. “Laboratorio”, Siracusa, 1989, pag.35.
(2) Boscarino
G., Notarrigo 5., “La Meccanica Quantistica: Scienza Filosofia?”, Ed. Ed. Coop.
“Laboratorio”, Siracusa, 1997.
(3) Vedi : Di
Mauro P., Notarrigo 5., Pagano A., “Riesame e della teoria di Augusto Righi
sull’apparato dell’esperimento di Michelson e Morley”, Quaderni di Storia della
Fisica — 2-199’7-pp. 101-110, Editrice Compositori Bologna, 1997 e riferimenti
ivi citati.
(4) Di Mauro
P., Notarrigo 5., “Esame di alcune delle varie dimostrazioni che conducono alle
trasformazioni di Lorentz”, intervento al LXXXI Congresso Nazionale S.I.F,
Perugia 1995,
(5) Notarrigo
5., “Applicazioni fisiche del calcolo geometrico di Peano”, Atti del XIII
Congresso Nazionale di Storia della Fisica (a cura di A.Rossi) Conte (Le),
1995, p.321.
(6) Di Mauro
P., Notarrigo 5., “Sull’invarianza delle equazioni di Maxwell”, Atti del XVI
Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia (a cura di
P.Thcci), CNR, Gruppo di Lavoro Celebrazioni Voltiane, 1997.
(7) Di Mauro
P., Notarrigo 5., “Sul Significato fisico della velocità della luce nel
vuoto”,Intervento al LXXXII Congresso Nazionale SIF, Verona 1996
(8) Notarrigo 5., “On The Physical Meaning of the Bell’s
Inequality and the related Experimental Tests “, pub. Int. Conference “
Problemes in Quantum Physics”, GDANSK’87, World Sci. Pub. Singapore Ed. L.
Kostro, A. Posiewnik, J. Pykacz, M. Zukowski. (1987) pag. 693 e riferimenti ivi contenuti.
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